2008 - Eloisa SaldariIl canto del colore, catalogo personale Associazione Mara Coccia, Roma, 2008

Claudio Verna è il colore. La sua pittura è una sinfonia di cromie che echeggiano il palpitare della vita. È il canto di un uomo che guarda il mondo attraverso il colore.

Verna si definisce pittore perché non ha mai pensato di potersi esprimere se non con il colore stesso. Non esiste disegno nella sua pittura, né la traccia di un’idea in bianco e nero. Assoluto ed incontrastato il colore tiene le redini della sua arte e straripando dalla tela contamina anche le opere su carta.

I disegni di Verna sono pastelli che rifuggono la progettualità e che l’artista realizza prevalentemente in estate, quando le matite sono duttili e docili. Il fil rouge del colore attraversa e congiunge pittura e disegno coinvolgendoli in un dialogo che li rende protagonisti alternati.

La carta intima e confidenziale non è la sede d’idee embrionali, ma il luogo nel quale avviene il compimento di un’opera autonoma. Indipendenti da un punto di vista stilistico e filologico i pastelli vivono di vita propria percorrendo un binario parallelo a quello della pittura. L’energica forza cromatica dei segni tracciati su carta conduce a riflessioni disgiunte dalle pittoriche, ma non per questo inferiori.

Pittura e disegno si concentrano su pensieri diversi, ma negli ultimi pastelli si scorge un cambiamento. Nelle opere del 2003 la pasta cromatica, intensa e pastosa, segna orizzontalmente la superficie bianca imponendo la sua matericità. È il preludio dei pastelli più recenti nei quali sembra ravvisarsi una congiunzione tra il mondo della pittura e quello del disegno. L’incisione del supporto per mezzo del colore, la stratificazione cromatica ed il senso di uniformità che ne deriva, rimandano alla ricerca della saturazione propria della pittura di Verna. L’acrilico per la tela ed i pastelli per la carta, si riversano sulla superficie, la contaminano ed, in sovrapposizioni ed accavallamenti, la saggiano e la colmano. Nelle tele quanto nei disegni Verna anela ed insegue la massima concentrazione cromatica, affinché l’opera racchiuda tutte le immagini del mondo.

I pastelli del 2007 confermano un’indipendenza grafica e allo stesso tempo dichiarano una congiunzione con le opere su tela. Il colore si manifesta sotto forma di tracce, di segni decisi e robusti che, graffianti, quasi taglienti, infiammano la superficie. Come tratti di un’iride emozionata, le linee cromatiche, ora orizzontali e verticali, ora diagonali, si sovrappongono e si intrecciano in una trama. Sul bianco silenzio della carta divampa la voce del colore che, soave e appassionata, suona la sua sinfonia. Ecco che i segni, lesti e scattanti, si uniscono in una danza comune. Con armoniosa libertà i tratti cromatici si stendono e si allacciano in un’amalgama, in un gomitolo vibrante di luce. Una nebulosa di pigmento investe i segni che si nascondono ed emergono creando un universo di miti e leggende. L’apparente monocromia cela e rivela un passato fatto di meditate ed equilibrate sovrapposizioni cromatiche dalle quali trapela un’intima emotività umana. Ogni segno tracciato con il colore racconta sensazioni ed emozioni e delinea presenze grazie al potere della luce. La realtà prende forma per intervento del colore che costruisce forme ed immagini. È il bagliore luminoso che conferisce spessore cromatico alle cose, che le determina e le identifica. “Se non ci fosse la luce”, ha dichiarato Verna, “il mondo non sarebbe avvolto dal buio, semplicemente non esisterebbe”. La luce soggioga la superficie, vi libera il colore e con il suo ausilio definisce un campo percettivo. La luminosità cromatica, traboccante di trascendente sensualità, seduce in un’ammaliante contemplazione. Dai pastelli si sprigiona una libera energia che rapisce l’essere. Fresco ed appassionato il colore determina territori nei quali ci si abbandona e ci si smarrisce. Lo spirito e la ragione si perdono nelle eterne profondità della mente. Verna racconta di presenze ed assenze, di immagini reali, di forme illusorie. Narra di orizzonti inesplorati, di abissi ed apogei, rivela un mondo palpitante di colore e di luce, eco di un misterioso arcano.