1967 - Filiberto MennaClaudio Verna, catalogo personale Galleria Il Paladino, Palermo, febbraio 1967

Si può parlare di una nuova astrazione come quella storica. Di impianto costruttivo, predilige le forme definite, i colori netti campiti su ampio superfici. Diversamente da quella non tende agli elementari geometrici. Alla stasi e alla certezza contemplativa predilige l’accelerazione e il contrasto, l’ambiguità ottica. E’ immersa nella realtà quotidiana, la considera un primum non eludibile della esperienza. Non vuole, sa di non potere imporre a questa realtà mutevole, resistente nel suo essere data, una forma privilegiata a priori. Vuole piuttosto prenderne atto, analizzarne le strutture, il linguaggio con cui essa ci invia quotidianamente i suoi messaggi. La nuova astrazione non è deduttiva e non è razionale, come l’altra, ma empirica; crede nel dato primario della sensazione, della percezione visiva. A volte sembra rinunciare radicalmente alla stessa sensibilità individuale, cercando una relazione puramente ottico-psicologica con il reale.  A volte, invece, questa rinunzia non è totale: le forme e i colori registrano allora il configurarsi della scena ambientale filtrandola attraverso una sensibilità irriducibilmente individuale, anche se sempre vigile e tesa a una propria definizione oggettiva. La situazione di Claudio Verna è appunto questa. Anzi, nella sua opera è possibile addirittura cogliere il punto (e a volte la consistenza dei due tempi) in cui il momento geometrico e contemplativo trapassa in quello più direttamente compromesso con l’esperienza sensibile: le forme geometricamente bloccate (la prevalenza dei quadrati e dei rettangoli), simmetricamente disposte sulla superficie del quadro, cedono a forme più libere, disposte questa volta sulle diagonali, a bande di colore aggressive come segnali. L’occhio è investito da queste nuove strutture visive e le riconosce familiari, strutture ed immagini che gli inviano, ma con un maggiore controllo formale, gli avvertimenti e i messaggi da cui è quotidianamente investito nella sua volontaria-involontaria perlustrazione della scena urbana.